martedì 27 luglio 2010

26 giugno; i media e la propaganda


Innanzitutto cosa sono i media? Facciamo chiarezza: i media sono mezzi artificiali, tecnologie che potenziano la comunicazione umana e permettono il superamento di alcuni dei limiti del linguaggio orale. Dai primi tentativi di scrittura oltre 5000 anni la loro diffusione ha raggiunto un tale livello di pervasività dal 1800 in avanti con la radio, il cinema, la televisione, l’estensione capillare di internet e dei new media da imporci una riflessione.
L’Autoinformazione ha deciso di occuparsi di questa tematica e delle sue implicazioni sulla possibilità di ricevere notizie anche perché la situazione in Italia è, come è risultato dalla condivisione delle nostre esperienze riguardo ai tg, almeno particolare.
Di certo però la nostra riunione non si è limitata a uno scambio di opinioni personali, anzi ha avuto una corposa parte teorica iniziale in cui abbiamo analizzato le maggiori scuole di pensiero del novecento sui media. Siamo partiti dal filone della bullet theory (teoria della pallottola), detta anche dell’ago ipodermico che vede nei media potenti strumenti di persuasione in grado di agire “sparando o inoculando messaggi” pressoché automaticamente su riceventi passivi e inermi. In risposta a questa visione rigida si sviluppa la teoria del consumatore attivo, non più semplice ricevente, ma soggetto attivo e membro di una comunità. In primo luogo la potenza persuasiva dei media è ridotta dal fatto che le persone ne consumano i contenuti attraverso un’esposizione selettiva agli stimoli (ognuno è libero di scegliere, seppur tra opzioni predefinite). In secondo luogo si sottolinea come la comunicazione attraverso i mezzi di diffusione su larga scala avvenga in due momenti: in un primo tempo la notizia penetra nella comunità, ma solo attraverso le interazioni con i membri più influenti (opinion leaders) si possono indurre dei cambiamenti.
La riflessione si è spostata, seguendo il progredire degli studi nel corso del secolo appena trascorso, da una dimensione più prossima alla riflessione astratta per addentrarsi in aspetti della sociologia e della psicologia della comunicazione, fino ad introdurre il concetto di agenda setting, ovvero organizzazione dell’ordine del giorno. I media, ad esempio i tg, unica fonte di informazione per circa il 60% degli italiani, contribuiscono ad indicare quali sono i temi rilevanti per la vita sociale, con quali priorità vanno affrontati, creando una sorta di taccuino mentale nelle persone degli argomenti di attualità. L’esplicitazione di questo meccanismo ha gettato nuova luce sui ricordi di ognuno di noi, facendo emergere dubbi e nuove prospettive. Pensateci: prendiamo come esempio la campagna elettorale delle ultime elezioni politiche, quelle del 2008. I mesi prima del voto avevamo avuto come sottofondo continuo i servizi televisivi urlati e strazianti, invasioni nelle nostre case di minacce di vendetta e lacrime a proposito di continue violenze sessuali compiute da stranieri. Come non sospettare che ci sia stato un uso strumentale dei media, uno sventolare davanti ai nostri occhi fantasmi di stranieri violenti e bestiali, un fare appello alla paura in un paese in cui il 6% degli elettori dichiara di scegliere unicamente attraverso la televisione e un altro 16% ammette che la tv ha "contribuito a rafforzare" le sue decisioni politiche per imporre come necessario un voto a chi prometteva che avrebbe tutelato la nostra sicurezza, così pericolosamente minacciata.
Non voglio però proporre di eliminare i media o dipingerne una rappresentazione demonizzata: non sono né nocivi né positivi in assoluto. L’indicazione emersa prima che il cerchio della nostra riunione si sciogliesse è stata verso un utilizzo diverso dei media, centrato sulla consapevolezza delle grandi potenzialità che ci vengono offerte, ad esempio in termini di disponibilità di informazioni, ma anche della necessità di una riflessione critica.
Interrogarsi sui messaggi che ci arrivano dai diversi media è certamente una fatica maggiore che stare solo ad ascoltare e a vedere nel caso della tv o limitarsi a leggere nel caso dei giornali. Non c’è però altra strada che ci consenta di conservare le libertà, dalla libertà di stampa a quella di pensiero, fino a quella di sognare un mondo migliore e non dobbiamo neanche farlo da soli, ritirati in una biblioteca o chiusi in una stanzetta ; è un percorso da fare in gruppo!
Venite alle prossime riunioni di Autoinformazione.

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