giovedì 12 agosto 2010

Non basta la legalità, ci vuole la giustizia!

Credo sia bene affrontare un argomento che per quanto possa sembrare banale in realtà non lo è: gli italiani sono stufi di questa classe politica corrotta e delinquenziale, dice Famiglia Cristiana. E giustamente, aggiungo io. D’altronde che Berlusconi e la cricca dei suoi amichetti non fossero proprio degli angioletti la sinistra (quella cosiddetta "radicale", non quella moderata e riformista del PD) ha sempre continuato a dirlo negli anni (unici con Di Pietro), dentro o fuori dal Parlamento. Ci tengo quindi a ricordare questo fatto e altresì a evidenziare che se è vero che corrotti e delinquenti ce n’è anche nel centro-sinistra è soprattutto vero ricordare che la proporzione è imbarazzantemente pendente per il centro-destra, carico di inquisiti e condannati in via definitiva (PDL non vuol forse dire “partito dei ladri”?). Questo non vuol dire ovviamente che le cose vadano bene così. Le mele marce ci sono in quantità notevole anche nei partiti del centro-sinistra, e vanno estirpate senza pietà, prima di tutto perché è inaccettabile di per sé, inoltre perché è inconcepibile lasciare in mano la “questione morale” (di così nobile origine storica: Enrico Berlinguer) ad un post-fascista come Gianfranco Fini, peraltro anch’egli alle prese con i suoi problemini non da poco, come Montecarlo insegna.

Il mio invito è rivolto a tutti quanti nel ricordare come la legalità in sé sia una cosa che non significa nulla se non soltanto il rispetto esteriore delle leggi. Ma pensiamoci bene: rispettare una legge non è sempre una cosa giusta, ciò perché ci sono leggi giuste e leggi ingiuste, e se l’obiettivo delle destre è meramente quello di far rispettare la legalità l’obiettivo della vera sinistra deve essere quella di creare un ordinamento giusto. Giustizia è un concetto che travalica il campo giudiziario, ed è legato ad un concetto di bene che per forza di cose non fa parte del campo della legalità. Giustizia, intesa come il raggiungimento di un mondo in cui ogni cosa sia stabilita e ripartita nella maniera più equa (senza quindi soprusi, privilegi, violenze) è un ideale stabile nel tempo che si associa perfettamente a quel che intendiamo con la parola comunismo. L’obiettivo mio e di tutti i compagni è quindi un mondo giusto, che per naturale conseguenza sarà il trionfo di libertà e uguaglianza (vedere a riguardo A Theory of Justice di John Rawls). Avere come obiettivo la legalità è invece estremamente pericoloso, perché le leggi non rispecchiano questo tipo di giustizia, anzi per secoli il diritto è stata l’arma usata da classi e ceti dominanti per mantenere i propri privilegi subordinando il grosso della popolazione in condizione di inferiorità (primariamente economica, ma anche morale, culturale, sociale, ecc.). Rispettare una legge a tutti i costi può anzi essere causa di terribili orrori. Pensiamo alla tragedia dell’Olocausto, in sé non frutto della violenza anarchica di pochi scriteriati, ma di un piano d’azione strettamente e rigidamente codificato e regolato da una sciagurata serie di leggi assurde e violentemente xenofobe e antisemite. Dura lex sed lex, e la quasi totalità del popolo tedesco non ha trovato motivi validi per opporvisi, dando pretesto addirittura ad altri paesi di adottare legislazioni simili a quelle “di una nazione così potente e civile” come la Germania del Terzo Reich. Tutto ciò è spiegato molto bene nell’opera “La banalità del male” con cui Hannah Arendt ripercorre il processo svolto a Gerusalemme nel 1960 contro il nazista Adolf Eichmann, che nel corso della cosiddetta "soluzione finale" organizzò il traffico ferroviario che trasportava gli ebrei ai vari campi di concentramento. Dal suo punto di vista Eichmann non fece altro che rispettare la legge e gli ordini venuti “dall’alto”. In tutto ciò la riflessione morale e lo spirito umanitario sono annullati, o nella loro limitata capacità di emergere venivano schiacciati dal peso della “sacra” parola legislativa di Hitler. Di giustizia non v’era traccia… In definitiva una legge in sé non è buona o cattiva, è solo un insieme di norme generali ed astratte con cui un'autorità regola la vita dei consociati. Oggi in Italia abbiamo molte leggi terribili o inutili. Alla politica (e non per forza ai partiti, concetto più ristretto di politica) spetta il compito di scegliere le leggi, e in generale di definire quali comportamenti siano leciti e quali no. La nostra azione deve essere quindi mirata a distruggere le leggi “ingiuste” e a crearne altre che siano conformi al nostro modello di giustizia. Ora io sarò forse malizioso, ma vi chiedo: qual è il modello di giustizia (ammesso che ne abbiano uno) dei vari Berlusconi, Bossi, Fini e (addirittura) Di Pietro (per non dire Travaglio)…? Non fatevi fregare quindi dai discorsi sulla legalità. Questa, senza una proposta di reale giustizia non ha senso.

Alessandro Pascale

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